Maschere e riti antichissimi, sfilate di personaggi in costume e la rievocazione di una storica festa da ballo: esibizioni che si tramandano da generazioni e affondano le radici nella notte dei tempi. Sono i “Carnevali della tradizione” individuati dall’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia e che giungeranno da diverse regioni d’Italia per arricchire l’offerta del Carnevale di Venezia.
“I Carnevali della tradizione costituiscono uno spaccato di cultura e folklore rappresentando l’elemento di espressione della tradizione locale” afferma il presidente dell’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia (Unpli), Antonino La Spina. “L’iniziativa vuol valorizzare – aggiunge Fernando Tomasello, responsabile del dipartimento Patrimonio Culturale dell’Unpli – i carnevali storici ed in genere tutte le rappresentazioni che emanano il legame storico con l’identità del territorio. È un’iniziativa resa possibile grazie alla disponibilità delle singole Pro Loco e del Carnevale di Venezia”.
I sei gruppi individuati, con circa 150 figuranti, arriveranno da Basilicata, Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Sardegna e Sicilia e sfileranno a partire dalle 15.30 del 12 febbraio, in piazza San Marco. Ci saranno “Il Paese che Balla di Lavello” (Basilicata), “Il Carnevale Storico Persicetano” di San Giovanni in Persiceto (Emilia-Romagna), “I 70 colori dell’arcobaleno di Piediripa” (Marche), una delegazione di “Maschere del Carnevale” di Torino (Piemonte), “Mamuthones e Issohadores di Mamoiada” (Sardegna), e “I Giardinieri di Salemi” (Sicilia).
“Siamo lieti di ospitare nella nostra terra le Pro Loco Italiane e accogliamo con entusiasmo questa importante iniziativa” commenta il presidente di Unpli Veneto, Giovanni Follador.
I Carnevali della tradizione si inseriscono nella complessiva opera di recupero, tutela e valorizzazione del patrimonio immateriale culturale avviata da tempo dell’Unione Nazionale delle Pro Loco: un’attività riconosciuta dall’UNESCO presso cui l’Unpli è accreditata.
Il Paese che Balla di Lavello (Basilicata). Il Carnevale di Lavello é una festa che affonda le sue radici in epoche lontane e che continua a tramandarsi di anno in anno, senza perdere la genuinità e la freschezza delle origini. La maschera principale del Carnevale lavellese è il cosiddetto Domino: una lunga tunica in raso, generalmente di colore rosso, ornata da un cappuccio che nasconde il viso e da un cordone che cinge il saio. Ogni mascherato inoltre porta con sé un sacchettino, intonato con il colore del domino, dove conserva caramelle e cioccolatini da donare a chi accetta l’invito di ballare insieme nelle varie feste. Il colore del domino variava in base al ceto sociale di chi lo indossava e così poteva essere rosso o nero, successivamente anche blu. Secondo alcune fonti il costume carnevalesco lavellese riprende le forme degli abiti indossati dai “Papalosce”, la confraternita della Buona Morte che accompagnavano i defunti in processione.
I Giardinieri di Salemi (Sicilia). È una maschera tipica locale la cui origine, si fa risalire, secondo tradizione, a due secoli addietro. Il Giardiniere si caratterizza per la scaletta, attrezzo estensibile, tramite il quale nei giorni di carnevale offre caramelle e frutti ai passanti. Anticamente la scaletta offriva al Giardiniere un ottimo mezzo di comunicazione con la ragazza amata, in quanto assieme al dono in cima alla scaletta veniva agganciato un bigliettino con versi d’amore. La maschera ricorda la figura del “Burgisi” con stivali di cuoio neri, pantaloni alla zuava, gilè e giacca di velluto marrone; al collo della camicia di tela bianca, viene legato un fiocco di raso rosso, mentre in testa si mette un cappello a falde larghe decorato con dei fiori di carta crespata di diverso colore e nella parte posteriore vengono situati una serie di nastri della stessa carta, i quali, ondeggiando, producono un suono particolare; inoltre a tracollo si porta una “Sacchina”, oggi piena non solo di agrumi ma anche di caramelle alla frutta.
Il Carnevale Storico Persicetano (Emilia Romagna). Vede la luce ufficialmente nel 1874 nonostante ci siano notizie di manifestazioni risalenti anche al secolo precedente. Le radici risalgono comunque alla fine dell’Ottocento, quando nacque la Società del Bertoldo e il neonato Carnevale si caratterizzò per avere una sfilata di carri, che poco alla volta cominciò ad assumere la caratteristica unica dello “Spillo”. Lo Spillo, in dialetto “al Spéll”, significa letteralmente zampillo o schizzo, ma per il Carnevale il significato più corretto è quello di trasfigurazione. La prima domenica di Carnevale i carri di tredici diverse società sfilano lungo un percorso all’interno del centro storico (il “Borgo rotondo”) e si fermano nella piazza del paese, che per l’occasione diventa una sorta di teatro e, nei quindici minuti di tempo a disposizione, inscenano uno spettacolo per raccontare una storia con l’ausilio di attori, di una colonna sonora, con le figure costruite sul carro e con i movimenti e le trasformazioni dello stesso carro, che esce dalla piazza trasformato.
I 70 colori dell’arcobaleno di Piediripa (Marche). Effetti speciali, realizzati con fumi colorati, ed un gruppo di 50 elementi in costume, fra i quali quelli di una scuola di ballo acrobatica di Macerata, renderanno omaggio ai colori dell’arcobaleno.
I Mamuthones e Issohadores di Mamoiara (Sardegna).E’un rito estremamente antico che si tramanda di generazione in generazione. Nati in tempi antichissimi, come attori attivi nei riti pagani, le loro origini perdono nella notte dei tempi. Il loro rito si manifesta in tutta la sua teatrale spettacolarità, per la prima volta dopo l’arrivo del nuovo anno, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate, che si celebra il 17 Gennaio, giornata che sancisce l’inizio del Carnevale Mamoiadino. Le due figure, entrambe di sesso maschile, seppur con abbigliamento diverso e in apparente contrasto, di fatto sono complementari, inscindibili e inconfondibili; esse rappresentano infatti l’immagine di un solo gruppo che è stato da sempre considerato dalla comunità locale patrimonio intangibile, unico e inestimabile. Il rituale inizia con la vestizione, che rappresenta la “metamorfosi” degli uomini in Mamuthones e Issohadores, un momento di intensa solennità. I Mamuthones hanno un aspetto “cupo e tragico”, gli Issohadores hanno colori più vivi. Il gruppo che si esibisce è generalmente composto da odici Mamuthones che si muovono in due file parallele, uniti ad almeno otto o più Issohadores, che li affiancano durante tutto il rituale della sfilata.