Il 2019 di NADA non si è ancora esaurito. Dopo un disco bellissimo come “E’ un momento difficile, tesoro”, uscito lo scorso gennaio per Woodworm e un lungo tour seguito da migliaia di persone, l’artista toscana si regala e ci regala l’apertura dei suoi archivi musicali. Il disco MATERIALE DOMESTICO in uscita il prossimo 8 novembre per Woodworm, (in doppio cd o doppio vinile) è uno splendido documento narrativo, musicale, umano.

Un accurato lavoro di selezione fra centinaia di ore di musica, da cui sono emersi ventiquattro brani – di cui quattro inediti – messi su nastro nel periodo originale nel quale sono stati concepiti. Dunque troviamo una Nada che tra il 1986 e il 2019 registra delle prime versioni – autentici provini – di canzoni che poi finiranno nei suoi dischi nelle stesure definitive.

Di questo progetto fa parte anche un’autobiografia dal medesimo nome, edita da edizioni Atlantide e pubblicata il 21 ottobre, un paio di settimane prima del disco. Come sempre si tratta di un racconto di vita schietto, crudo e lucido, così com’è l’arte di Nada; consapevole.

Il disco è stato anticipato, lo scorso 18 ottobre, dall’uscita di uno di questi brani inediti, “Come una roccia”, che reca l’orgogliosa data di registrazione del 1995. Il brano è disponibile su tutte le piattaforme di streaming.

NOTE DI COPERTINA DI “MATERIALE DOMESTICO”

“Il tetto è tra le nuvole, e la pioggia incalza sulle spalle di mattoni, superbe sono le porte, felici le finestre, il vento conosce la via, sa come entrare, si lamenta cantilenando, impaziente sbuffa, il sole ad oriente scalda il mio cuore e l’anima trova la voce,ed esce come una bomba, rimbalza sulle mura, un canto, quasi sempre disperato, al sicuro nella mia casa.”

“Questo materiale domestico in LoFi o bassa fedeltà, con qualche distorsione e alcuni “lievi” rumori di fondo, l’ho registrato nel corso degli anni su musicassetta mono, poi cassetta stereo, Revox 2 tracce, successivamente Teac 4 tracce a cassetta, per passare al minidisc Sony, Fostex 8 tracce a bobina, Alesis 8 tracce, fino ad approdare, sul tardi, nell’era del computer, a Garage Band. Quasi sempre coadiuvata dalla mia vecchia batteria elettronica Oberheim dmx e con l’aggiunta di suoni alquanto sintetici dati da alcune macchinette digitali senza nome, mischiati con l’analogico delle mie fidate chitarre elettriche Viper Ovation, Gretsch, una B.C. Rich acustica e una Giannini classica. Di rado un vecchio pianoforte Petrof verticale male accordato, posizionato nel sottoscala della mia vecchia casa di Roma. E non posso dimenticare per qualche session un vecchio basso Fender Jazz del 1966.

Quelli che ho scelto, tra i tanti che mi sono capitati tra le mani, sono “provini” nati dalla cucina alla sala, a volte in corridoio, e che vogliono essere solo una sincera testimonianza del mestiere che faccio. Dalla ricerca iniziale quando l’idea è ancora nell’aria, fino al miracolo della sua cattura, il mio Materiale domestico vuole documentare proprio il risultato dell’unione di suoni e parole nel momento in cui vengono fissati su un aggeggio fisico. Alcune di queste canzoni sono rimaste strutturalmente pressoché uguali, mentre altre hanno stesure, parole, parti di melodia e accordi differenti da quelli poi andati a finire su un disco. Altre non le ho mai registrate su disco perché non mi sembravano adatte a quel progetto, o a quel momento.

Per ascoltare bene questo Materiale domestico bisogna sorvolare sulla parte tecnica e percepire quella che è la vera anima delle composizioni. Purtroppo a volte, in studio di registrazione, per far rendere al meglio le belle macchine, non ci si accorge di farsi sopraffare dai loro sofisticati trucchi, e così spesso capita di perdere la vera essenza di quello che si era raccolto nell’aria, e che alcuni chiamano ispirazione, e io chiamo anche lavoro.”