“In Italia manca una politica culturale”, Paolo Genovese, dalla Cittadella del Cinema, richiama le Istituzioni a un organico progetto educativo sulla settima arte. “Ormai i giovani comunicano tra di loro attraverso l’audiovisivo, che potrebbe essere uno strumento formativo eccezionale, ma manca l’eduzione alla qualità, dovuta all’eccessiva pirateria che non solo toglie circa il 30% del mercato a un film, ma abitua alla bassa qualità dell’immagine e del sonoro. Anche qui c’è una responsabilità delle Istituzioni: i ragazzi non riescono a percepire l’illegalità ed è un problema per il cinema italiano” precisa il regista.

Sorride quando sente parlare di rinascita del cinema nazionale: “Un’annata buona non basta a farlo rinascere. Se rinasce è perché in realtà continua a morire. Se pensiamo agli incassi, al netto del fenomeno Zalone, siamo messi male. Ci vogliono risultati costanti, qualitativamente e quantitativamente, per almeno un decennio. La colpa è anche nostra: se il pubblico non va al cinema a vedere film italiani è anche perché non sono abbastanza belli. Ogni nostro film fa bene a quello successivo. Bisogna innestare un circolo virtuoso. Anche in questo caso è importante il ruolo delle Istituzioni: potrebbero sostenere la distribuzione dei nostri film all’estero, magari coprendo parte delle spese di promozione, piuttosto che fare eventi sparsi nel mondo”.

A proposito di responsabilità, sono tante anche quelle che vengono da un successo come quello di Perfetti Sconosciuti, di cui è “strafelice perché inaspettato e perché le commedie non sempre incontrano i favori della critica, vincono premi e vengono esportati”. E confessa “I produttori mi avevano chiesto di bissare questo successo con la realizzazione di eventuali seguiti cinematografici, serie televisive, web series, tracce per filoni pubblicitari. Ma non mi interessava fossilizzarmi in un filone così preciso”. La ‘destinazione’ successiva, infatti, sarà totalmente diversa: “Il successo porta maggiori responsabilità, nel cinema come in politica. Penso, ad esempio, al risultato plebiscitario di Virginia Raggi a Roma: un’occasione così va sfruttata, perché dopo certi numeri, qualunque cosa io porti oggi a un produttore mi dice di sì. Proprio per questo farò qualcosa di rischioso, fuori dagli schemi”.

Arriva così un nuovo film con un cambio di marcia: “Stranamente ho solo il titolo, ‘Il primo giorno della mia vita’. Non ci sarà l’amaro cinismo di Perfetti Sconosciuti, anzi sarà il contrario, molto positivo. Probabilmente nasce come reazione a questo momento, in cui tutto il mondo sembra andare a fuoco. Ho voglia di fare un film sulla bellezza della vita. Un’idea cinematografica differente, che dal successo di Perfetti sconosciuti riprenderà comunque la voglia di offrire un prodotto non allineato con gli orizzonti d’attesa del pubblico. “Continuerò a rischiare, piuttosto che realizzare film banali. La mia filosofia professionale, del resto, e sempre stata chiara: non offrirò mai prodotti che piacciono, ma continuerò a proporre progetti che il pubblico non immaginava potesse amare”. E, a proposito di positività, il Giffoni Film Festival viene visto dal regista come un segnale concreto di riscatto “Mi emoziona stare qui perché qui si fa cultura con e per i ragazzi. È fondamentale”.